Clint, 90 anni da duro

Clint, 90 anni da duro

  04 Giu 2020   ,

Il 31 maggio 1930 nasceva a San Francisco, nello stato americano della California, il grande attore Clint Eastwood: con 5 premi oscar può essere considerato uno dei massimi esponenti del mondo del grande schermo
d’oltreoceano. Durante la sua carriera, iniziata nel 1955, Eastwood ha ricoperto vari ruoli nelle sue pellicole più famigerate. Ma sia che fosse attore che regista il risultato è stato sempre eccezionale.
Tra i suoi film più conosciuti possiamo citare: Il Buono, Il Brutto ed Il Cattivo; Fuga da Alcatraz; Gran Torino e Lettere da Iwo Jima. Tutte pellicole che che rientrano in diversi generi cinematografici anche molto diversi tra loro.
Nel corso della sua carriera, soprattutto in quella più recente, Clint Eastwood ha trattato anche la tematica sportiva. Essa, per l’esattezza, viene descritta in due pellicole molte recenti in particolare: Million Dollar Baby ed Invictus.
In questi due capolavori il regista californiano riesce ad unire il lato sportivo a quello sociale. In Million Dolar Baby, girato nel 2004, Eastwood tratta nello specifico del mondo del pugilato.
La storia infatti parla di una giovane, Maggie Fitzgerald, che, data la sua estrema povertà, è costretta a vivere facendo la cameriera. Un giorno, per la sua sola volontà, la ragazza si iscrive alla palestra di pugilato, in cui insegna il personaggio interpretato da Eastwood.
Tutto questo con uno specifico intento: diventare, affrontando ogni sacrificio, una vera pugilessa professionista a 32 anni di età. All’inizio Frankie Dunn, il nome del protagonista interpretato dal regista californiano, non accetta l’idea che una ragazza cerchi di entrare, con questa tenacia, in un ambito sportivo totalmente maschile.
Perciò quasi non la prende in considerazione e la lascia allenare autonomamente, Quando però anche il suo ultimo pugile lo molla, Frankie, vedendo la tenacia con cui si allena Maggie, decide di allenarla personalmente.
Così facendo si viene a creare un vero e proprio rapporto padre-figlia tra i due che, allo stesso tempo, porta anche ottimi risultati sul ring. In questo modo la giovane riesce a trovare quella stradadi riscatto sociale da lei sempre sperato.
Il finale purtroppo è tragico: la ragazza, durante un match per conquistare il titolo di campionessa di categoria contro una ex prostituta tedesca , viene colpita a tradimento dalla sua avversaria e finisce in coma. Al risveglio si ritrova su un letto di ospedale, immobile, e capisce che non potrà più
tornare sul ring.
A quel punto Maggie cerca, in vari modi, di suicidarsi. All’inizio Frank tenta di persuaderla da quella idea ma, dopo aver visto in che situazione sarebbe eventualmente costretta a vivere, prima stacca il respiratore per farla addormentare e poi le inietta una massiccia dose di adrenalina per
fermarle il battito cardiaco.
In “Invictus” invece Clint Eastwood tratta un episodio che si ricollega alla storia del Sud Africa: la fine dell’apartheid. Siamo infatti nel 1995 e, nel grande stato del Continente Nero, ha appena vinto le elezioni plitiche una personalità che tutti conosciamo e chiamata Nelson Mandela: un nero che,
dopo decenni di segregazione razziale, riesce a tornare alla guida del paese come presidente della Repubblica. In quello stesso anno si svolge , proprio in Sud Africa, la fase finale della Coppa del Mondo di rugby.


Gli Springbocks, soprannome con cui è conosciuta la nazionale di casa, sono una delle squadre che sono più accreditate per la vittoria finale. Sul team, però, aleggia ancora l’ombra del razzismo che viene fuori in varie occasioni. A cercare di trovare una soluzione, e di far capire le reali potenzialit
dei giocatori in campo, ci pensa un rugbista in particolare, il capitano Jacobus François Pienaar che, in vari modi, riesce ad unire i due mondi contrapposti dal razzismo.
Grazie anche all’aiuto di Mandela, Pienaar, riuscirà a tenere calme le acque, dovendo affrontare anche momenti di vera tensione, e contemporaneamente porterà gli Springbocks alla vittoria finale
nella competizione irridata dopo aver battuto, in una finale memorabile, i super favoriti All Blacks neozelandesi.
Per molti quella vittoria sportiva rilanciò, sotto altri numerosi punti di vista, l’immagine del Sud Africa a livello mondiale. La scena finale, in particolar modo, rappresenta a pieno questa rivincita sociale di cui si parla.
Insomma, ancora una volta, Clin Eastwood riesce, attraverso le sue pellicole, a descriverci ambiti e tematiche mondiali che difficilmente sarebbero state raccontate in maniera così efficace tramite il grande schermo. Come posso finire questo pezzo? Sicuramente augurando “Happy Birthday” al vecchio Clint!.

Roberto Consiglio

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