Ferreri, un cinema di qualità per tutti
Marco Ferreri è stato un regista amato dalla critica, anche se a fasi alterne, più che dal pubblico, i suoi film raccontano in modo tipicamente stralunato la decadenza di una società, rappresentata anche nei suoi aspetti escatologici, e il più delle volte terminano con la fuga, l’automutilazione o la morte dei protagonisti. Ai tempi della commedia all’italiana, quindi fino a ben oltre gli anni settanta, Ferreri veniva considerato il più controcorrente tra i cineasti italiani e il meno disposto a fare concessioni al gusto del pubblico.
Il più noto tra i film di Ferreri è senz’altro La grande abbuffata (1973), dove alcuni amici (interpretati da Tognazzi, Noiret, Mastroianni, Piccoli) si incontrano in una villa, e lì consumano cibo, bevande, sesso, amicizia, fino a stare male, fino a uccidersi. Nel film Non toccare la donna bianca (1974), Ferreri traspone la battaglia del Little Bighorn e la sconfitta del Generale Custer da parte di Toro Seduto, nella Parigi moderna. Il film è stato girato durante gli immensi lavori che hanno cambiato una parte del centro di Parigi e hanno dato il nuovo quartiere di Les Halles; Ferreri filma la voragine al centro di Parigi come fosse un canyon del Far West. Gli “indiani” sono gli abitanti del quartiere, il “potere” sono gli industriali sedicenti promotori del progresso; questi chiamano Custer a togliere di mezzo gli indiani che ostacolano il progresso. Ma questa volta, sono gli indiani a vincere. Con L’ultima donna (1976) troviamo il concetto di homo eroticus e di donna-oggetto che viene scelta secondo canoni sessuali pure se alla fine si vendica spingendo l’uomo ad evirarsi; il cast formato da Gérard Depardieu e Ornella Muti li vede completamente nudi per quasi tutta la durata della pellicola.
Continua su questa scia di denuncia antropologica e nel 1978 esce Ciao maschio in cui il protagonista sceglie di allevare una scimmia anziché sua figlia, la commedia Chiedo asilo (1979) con un inedito Roberto Benigni, Storie di ordinaria follia (1981) ispirato ad una raccolta di racconti di Charles Bukowski con gli affiatati Ben Gazzara e Ornella Muti, Storia di Piera (1983), versione romanzata della vita dell’attrice Piera degli Esposti, sulla base della sua autobiografia scritta a quattro mani con Dacia Maraini: il film regala un piccolo cammeo di Loredana Bertè che canta Sei bellissima. Il futuro è donna (1984), scritto sempre in collaborazione con la Maraini e la Degli Esposti, che tratta il tema della violenza sessuale e I Love You (1986), sulle indecisioni del maschio. Dopo La casa del sorriso (del 1990, penultimo film italiano ad aver vinto l’Orso d’Oro al Festival del Cinema di Berlino) e La carne (1991), un esito meno fortunato ha avuto Diario di un vizio (1993). Ferreri si accomiata dal cinema con Nitrato d’argento (1996). Muore d’infarto il 9 maggio 1997 a 69 anni.
Brunella Imbrogno