Boris 4, si farà o non si farà?
C’era una volta la fiction Italiana, un modo fatto di star e starlette messi là non per meriti e doti, ma per voti, favori, amori clandestini e convenienze varie (non che non ci sia oggi questo eh). Boris andato in onda dal 2007 al 2010 e nel 2011 al cinema, ha dato la possibilità di osservare da vicino come viene realizzato un prodotto seriale italiano. Il risultato è una perfetta metafora della patetica situazione culturale e sociale del nostro paese. Sul set de “Gli occhi del cuore” c’è incompetenza, inettitudine, volgarità, incapacità, corruzione, clericalismo, disonestà, politica con tentacoli soffocanti, becero utilitarismo, sessismo, violenza, pochezza spirituale e soprattutto onnipresente ignoranza. Senza dubbio lo specchio perfetto dell’Italia.

Dì Renè Ferretti, interpretato da Francesco Pannofino, vi rimandiamo a un articolo che a breve sarà pubblicato sulla rivista “L’altra Utopia”, ma Boris ha una straordinaria serie di caratteristi. Pensiamo ai personaggi come Duccio Patanè (Ninni Bruschetta) la sua filosofia è semplice: nelle fiction la luce deve essere, per direttive della rete, più brutta di quella delle pubblicità per non far cambiare canale per cui “smarmella tutto”, o Biascica, capo elettricista interpretato da Paolo Calabresi, fissato con l’avere uno schiavo (il gergo per definire gli stagisti) a cui impartire ordini e castighi, ed è molto fiero della sua romanità e passa il suo tempo a pensare alla Roma e allo stipendio. Per gran parte della serie è alla ricerca dei famosi straordinari d’aprile cioè straordinari che aveva fatto in passato per un’altra fiction, “Libeccio”, ma che non gli erano mai stati pagati dalla produzione e che sembrano dannarlo a livello mentale. La dannazione perpetua.
Il delegato di rete è Antonio Catania che regala volto e voce a un Diego Lopez che prende ordini dall’alto e fa in modo che la seria vada secondo la maggioranza politica del paese.

Stanis La Rochelle, il divo della troupe nonché protagonista indiscusso della fiction, è un attore non particolarmente talentuoso ma pieno di sé e convinto di essere uno show man. Grazie a queste fiction è diventato particolarmente ricco ed amato dalle casalinghe, rivendica spesso di avere una recitazione “molto poco italiana”. Chissà se a Pietro Sermonti qualcuno abbia mai rinfacciato doti interpretative del suo alter ego…

Poi abbiamo i tre sceneggiatori che premendo F4 scrivono automaticamente la storia, un pasticciaccio all’interno di una clinica (tu quo que Incantesimo…), Sergio che pur di risparmiare sui costi della serie è disposto a tutto o Arianna l’unico personaggio serio della troupe, l’unica che crede nel lavoro che fa. E ancora si spazia dalla mitica Itala al “Bucio De Culo” Nando Martellone, che diventa famoso per un’unica frase, fino alla “Cagna Maledetta” ovvero Corinna Negri che rifiuta di dire d’aver 34 anni e sceglie l’orafo al posto dell’improbabile gioieiiere.
Tre stagioni e un film sono stati capaci di regalare bolle d’ossigeno e verità nel mondo mediocre delle fiction italiane, forse rappresentante al meglio dall’instabile Mariano Giusti che interpreta il conte e che sfascia camerini dialogando con Dio, nella speranza di avere il ruolo di Padre Frediani.
E il fanciullo interiore in ognuno di noi si chiede: che cos’è un pacchetto azionario? È fisicamente un pacchetto????
Pietro Lirangi