
Guccini fa 80 anni. E non era comunista
Ottant’anni di Francesco Guccini. Che non era comunista, ma socialista, alla faccia di tutti quelli che si battono ancora il petto, credendo che un comunista è tale solo se conosce a menadito le sue canzoni.
Che era paragnosta Guccini non è storia nuova: ai concerti con camicia rossa e blu jeans si presenta al suo pubblico intrattenendolo e
parlando d’aneddoti del suo passato, ma anche d’attualità aggiungendo
sempre un po’ d’ironia, quasi da comico toscano.
Poi prende in mano la chitarra e incomincia ad intonare canzoni per i sessantenni adolescenti, che passavano interi pomeriggi a giocare al flipper nel bar sotto casa.
E ascoltando le sue canzoni…un unico epicentro. Cosa sono le canzoni di Guccini, se non un racconto della sua vita? Ascoltando le sue canzoni si rivivono le sue stagioni, che sono anche le stagioni del pubblico presente ai suoi concerti.
Come afferma lui stesso: “Guccini non ha scritto solo la Locomotiva” (un brano di 9 minuti, che non è un brano: e non è un complimento), ha scritto anche brani di vario genere come “Vorrei”, “Canzone delle domande consuete” e “Farewell”, ma anche grandi successi come: “Il vecchio e il bambino”, “Lettera”, “Primavera di Praga”, “Cyrano” , “Dio è morto”.
Questo è un pezzo provocatorio. Riflettete prima di genuflettervi.