La pagella Sarrista a Sanremo
Redazione
06 Feb 2019
Ieri è cominciato la sessantanovesima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo, con, per la seconda volta consecutiva, Claudio Baglioni come direttore artistico e conduttore. Questa volta, però, Baglioni è stato affiancato da Claudio Bisio e Virginia Raffaele, due simpatie diverse, tuttavia complementari. Ma veniamo ora alla pagella della prima serata:
- Francesco Renga: buone armonie e testo discreto, ma manca quel pizzico di entusiasmo in più per renderlo memorabile. Voto 7 e 1/2.
- Nino D’Angelo e Livio Cori: sonorità che possono risultare suggestive, ma chi non ha dimestichezza col partenopeo potrebbe trovare serie difficoltà. Voto 6.
- Nek: l’entusiasmo perenne di un adolescente, che però non va oltre un certo limite. Voto 7.
- The Zen Circus: quasi quasi era meglio la coreografia che gli andava appresso. Voto 5.
- Il Volo: tre magnifiche giovani voci italiane, che si sono meritate l’applauso prolungato del pubblico. Dovrebbero solo comporre dei testi più elitari, meno roba sentita altre volte. Voto8.
- Loredana Bertè: accenni osé inaspettati durante l’esecuzione, tuttavia dimostra ancora di avere una gran voce, oltre che belle gambe, e di dominare il palco. Voto 8 e 1/2.
- Daniele Silvestri: testo duro accompagnato da note rap che inducono ad una profonda riflessione, tuttavia l’entusiasmo non vola. Voto 6 e 1/2.
- Federica Carta e Shade: voci non male ma temi meramente adolescenziali, c’è bisogno di ben altro. Voto 4 e 1/2.
- Ultimo: una voce che ha del potenziale, anche se si rivolge ad un pubblico giovanissimo. Voto 7 e 1/2.
- Boombadash: un rap decisamente più entusiasmante dei precedenti. Voto 6.
- Patty Pravo e Briga: niente emozioni, approccio sterile. Voto 4.
- Simone Cristicchi: forse la vera punta di questo Festival, con una canzone capace, tra le altre, di far vibrare le corde più recondite dell’animo umano. Voto 9.
- Achille Lauro: versi incomprensibili, ancora più in basso della sterilità. Voto 3.
- Arisa: il pontenziale della sua voce ha una evoluzione, più che altro nel testo e nelle sonorità; diversa e sorprendente. Voto 8.
- Negrita: purtroppo non sono più quelli di una volta, è come se si fossero “civilizzati”. Voto 5 e 1/2.
- Ghemon: ancora qui sterilità, voto 4.
- Einar: tentativo di coinvolgimento che, ciononostante, non porta granché sapore. Voto 4 e 1/2.
- Ex – Otago: trasmettono buona enfasi e sentimento. Voto 6 e 1/2.
- Paola Turci: dolcezza mischiata a grinta, sempre verso un riscatto. Voto 7.
- Motta: un look luttuoso e nulla di trascinante: Voto 4.
- Anna Tatangelo: la voce si salva, ma era meglio quando cantava della ragazza di periferia. Voto 6.
- Irama: un testo interessante che presenta discrete note emotive, ma non va oltre tanto. Voto 6.
- Enrico Nigiotti: testo con punte di tenerezza, ma non stupisce il resto. Voto 5 e 1/2.
- Mahmood: testo significativo, ma gli fa perdere il modo di cantare. Voto 6.
Francesco Sarri