Bruce e Micheal Myers: due forme del terrore

Bruce e Micheal Myers: due forme del terrore

Bruce e Michael Myers: due forme del terrore

ALFREDO INCOLLINGO

Michael Myers, l’antieroe di Halloween – La notte delle streghe (1978), movie cult di John Carpenter, è l’incarnazione del Male. Non prova pietà né rimorso per i suoi omicidi efferati e si muove silente nelle tenebre notturne, come il peggiore dei nostri incubi. È un concentrato di malvagità e non è un caso se sia ossessivamente attratto dalla prota-gonista, Laurie Strode, una ragazza riservata e buona, che tenta di uccidere[1].

Il dottor Sam Loomis, che lo ha avuto in cura nel manicomio di Smith’s Grove, dove Michael fu internato all’età di sei anni per l’omicidio della sorella maggiore, Judith, così lo descrive: «L’ho incontrato quindici anni fa, era come svuotato; non capiva, non aveva coscienza, non sentiva, anche nel senso più rudimentale, né gioia, né dolore, né male, né bene, né caldo, né freddo. Spaventoso. Un ragazzo di sei anni con una faccia atona, bian-ca, completamente spenta; e gli occhi neri… gli occhi del Diavolo. Per otto anni ho tenta-to di riportarlo a noi, ma poi per altri sette l’ho tenuto chiuso, nascosto, perché mi sono reso conto con orrore che dietro quegli occhi viveva e cresceva… il male».

Myers non è un uomo, ma un demone. La maschera bianca che gli copre il viso e la tuta grigia che indossa lo rendono un essere senza identità[2], il cui unico scopo è uccidere.

Fuggito dal manicomio, torna a seminare il terrore nella tranquilla cittadina di Had-donfield, nell’Illinois. Perseguita Laurie e le sue giovani amiche – disinibite e ingenue[3] -, uccidendole e seviziandone i corpi.

Il massacro si compie il 31 ottobre, giorno di Halloween, quando le porte degli inferi si aprono riversando nel mondo dei vivi schiere di demoni. Il Male in persona fa la sua mortifera comparsa nel film. Una filastrocca cantata da alcuni bambini all’inizio della pellicola sembra preannunciare il suo arrivo: «Malocchio e gatti neri, malefici misteri | il grido di un bambino bruciato nel camino | nell’occhio di una strega, il diavolo s’annega | e spunta fuori l’ombra: l’ombra della strega! | La vigilia d’Ognissanti han paura tutti quanti: | è la notte delle streghe!».

Prima della fine del film, il dottor Loomis spara a Michael per salvare Laurie e lo fa ca-dere da un balcone. Quando va a controllare il suo cadavere, scopre con orrore che non c’è più. «Nessuno può uccidere l’ombra della strega [Michael Myers]», afferma uno dei bambini a cui Laurie fa da babysitter. L’incubo non avrà mai fine e il demone tornerà a colpire di nuovo.

Bruce è il gigantesco squalo bianco di Jaws, film di Steven Spielberg del 1975. Semina il terrore lungo le coste della tranquilla isola di Amity, nella Nuova Inghilterra, una locali-tà turistica molta apprezzata per le sue spiagge incontaminate.

L’idillio marino è turbato dalla ferocia di Bruce, che emerge dalle buie profondità o-ceaniche in cerca di prede. Niente fa presagire il suo arrivo e quando spunta la sua pinna dorsale dalla superficie dell’acqua è ormai troppo tardi per fuggire.

Jaws sfrutta la primordiale paura per l’ignoto per terrorizzare lo spettatore. Scrive Antonio Catolfi: «Un rischio oscuro che provoca paura collettiva e una successiva isteria. La sensazione è di orrore e di seduzione per questa forza della natura rappresentata dallo squalo ma è anche una primitiva angoscia per una possibile fine violenta nelle profondità marine, tutte percezioni che si sedimentano e danno luogo ad una vera fobia collettiva per lo squalo e per gli abissi marini. Un incubo che rimane insito negli spettatori del film come un marchio di appartenenza, come l’effetto indelebile di un rito d’iniziazione»[4].

I tre protagonisti del film – il cacciatore di squali Quint, il biologo marino Hooper e lo sceriffo Brody – intraprendono una difficile caccia a Bruce. L’animale si dimostra un pre-datore intelligente e scaltro, che mette a dura prova le loro abilità.

Secondo Andreina Campagna, «lo squalo, cieco predatore che ristabilisce la democra-zia tra gli umani, è l’emergere delle forze ostili della natura, contro cui l’uomo ha poche probabilità di sopravvivenza. L’uomo non è il soggetto invincibile, ma un essere che ha pari diritti di sopravvivenza di qualsiasi altra creatura»[5].

A differenza di Halloween, il film di Spielberg si conclude con un lieto fine. Bruce, in-fatti, è ucciso dallo sceriffo Brody, perché l’umanità trionfa sempre sulla natura, dimo-strando uno straordinario istinto di conservazione[6]. Michael Myers, invece, è immortale, essendo la manifestazione terrena di una forza sovrannaturale.

BIBLIOGRAFIA

Bonaventura 2018: C. Bonaventura, Halloween. 40 anni dopo, «Intellettuale dissidente.it», ott/2018;

Campagna: A. Campagna, Lo squalo. Animalità, politica e filosofia della natura, «Cinergie», n. 7 (2015);

Catolfi 2016: A. Catolfi, La fobia per lo squalo di Spielberg, «Gentes. Rivista di scienze umane e sociali»,

anno III (2016), n. 3;

Fassone 2014: R. Fassone, Essi ri-vivono. Il remake nel cinema horror americano contemporaneo,

«America oggi. Cinema, media, narrazioni del nuovo secolo», a cura di G. Carluccio, Torino, Kaplan, 2014;

Horror 2006: F. Mirabelli, Halloween – La notte delle streghe, «Horror Magazine», feb/2006;


[1] Bonaventura 2018

[2] Fassone 2014: 30

[3] Michael Myers risulta profondamente turbato dal sesso. Infatti, oltre a perseguitare Laurie Strode, uccide le disinibi-te amiche della protagonista, ponendo fine alla loro eccessiva libertà sessuale. Inoltre, ha assassinato la sorella Ju-dith, dopo aver assistito a un suo incontro d’amore. Si è parlato a riguardo di un Michael «moralizzatore», i cui gesti omicidi simboleggiano i pericoli del «libero amore» (Bonaventura 2018; Horror 2006).

[4] Catolfi 2016: 176

[5] Campagna: 71

[6] Ibidem

Condividi

Lascia un commento